L'AVVENTO
DEL SIGNORE DINANZI AL CROLLO DELLE EVIDENZE
1.
La nostra epoca segna la fine del progressismo. Le grandi utopie politiche del
XX secolo sono morte. In questa circostanza eccezionale, la missione cattolica
non può che puntare all'essenziale, cioè alla sua dimensione finale, quella
della speranza: ossia il primato dell'evangelizzazione sulla politica e la
precedenza della metafisica sulla morale. Tommaso d'Aquino: “E' attraverso la
speranza che l'uomo è portato alla osservanza dei precetti”(STh, IIa-IIae,
q.22,art.1c).
2.
La nostra epoca, soprattutto nelle società occidentali, è quella della
tecnologia, non più soprattutto dell'ideologia. E' un punto importante. E' oggi
molto raro incontrare un ateo militante. E' molto frequente invece incontrare un fan del buddismo,
proprio perché il buddismo è una tecnica di meditazione e noi siamo nell'epoca
della tecnica. Che significa questo per la missione?E' molto importante essere
attenti ai mezzi. I mezzi non sono per niente neutri. Per esempio: si può diffondere
il Vangelo attraverso Tweet, una frase di 160 caratteri, ma lo si riduce
a slogans: è come ridurlo a un messaggio su qualcosa, mentre è un
incontro con Qualcuno. L'amore del prossimo si può capire solo facendosi prossimo.. La fede nell'Incarnazione
non si realizza se non con l'incarnazione. Si può abbozzare un 'contatto'
attraverso i media, ma poi bisogna fare sì che il contatto divenga contatto,
che esso arrivi a toccare, perché tutti i sacramenti suppongono questa
dimensione.
3.
Questo mondo tecnologico e utilitaristico suscita una reazione che non è per
niente una risposta: il culto dell'emozione. Il culto dell'emozione reagisce
contro il tentativo della manipolazione. Ma esso è nello stesso tempo complice.
Perché, nell'uno come nell'altro, nel “pathos-centrismo' come nella
tecnocrazia, riusciamo a misurare tutto, ma nel primo, alla maniera di una
emozione soggettiva, nella seconda, alla maniera di una manipolazione
oggettiva. E' interessante vedere come i giovani occidentali possano passare facilmente
da internet al terrorismo. L'affossamento delle utopie politiche e l'impero
della tecnologia favoriscono la crescita dei fondamentalismi. Questi
fondamentalismi sono una versione eroico-religiosa del culto dell'emozione. Ma
sono anche utilitarismi spirituali, che concepiscono il regno di Dio al modo di
una dominazione tecnica, militare o mediatica. Dinanzi a questo fenomeno, la
missione deve avere “il coraggio di aprirsi
all'ampiezza della ragione”(per riprendere una espressione di Benedetto
XVI).Questa ampiezza permette di uscire dal doppio culto del capriccio e del
calcolo, o dell'assalto di un razionalismo strumentale e di un fideismo cieco.
Non solamente essa mostra che la fede, e specialmente la lode, non è per niente
il contrario,ma la capacità estrema della ragione; essa però ricorda anche che
la logica non deve separarsi dalla 'genea-logica', col rischio di lasciare il
campo libero alla tecnologia. Come la ragione trinitaria unisce la logica e la
genea-logica: il Logos-Verbo è anche il nome del Figlio. Cosa che ci
ricorda che la ragione non è per niente essenzialmente calcolatrice, ma filiale.
4.
La perdita attuale di senso è forse meno una perdita di senso dello spirito,
che una perdita di senso della materia, della materia dataci con una forma
propria e che si dovrebbe rispettare. Siamo passati dal paradigma della cultura
al paradigma dell'ingegneria. La cultura che ha il suo modello
nell'agricoltura, accompagna il germogliare e la fruttificazione di una forma
donata dalla natura. L'ingegneria al contrario, impone i suoi piani a una
natura ridotta a uno stock di materiali e di energie disponibili. Ormai il donum
è ridotto a dei dati. Dinanzi alla perdita di senso della materia,
si tratta di tornare a una teologia della creazione in atto, e dunque alla
saggezza del motto benedettino: ora et labora. Affinché dei giovani
ipnotizzati dal virtuale aprano di nuovo il loro animo, bisogna trascinarli a
lavorare con le loro mani, a scoprire che gli alimenti non appaiono magicamente
nei supermercati. Il Verbo si è fatto carne, ed è diventato carpentiere. E se,
per parlare della vita spirituale si è ricorso molto spesso alle immagini del
campo, della vigna, della senape, non è per caso. Si ritrova il cielo nello
stesso momento in cui si ritrova la terra, perché la terra è l'opera del cielo,
e il suo sentiero. Così la questione ecologica è diventata decisiva per
l'evangelizzazione. Oltre all'urgenza, l'ecologia suppone la contemplazione di
un ordine naturale donato, e dunque, ultimamente, il rimando al Creatore di
quest'ordine.
5.
Non basta più
condannare un “individualismo esasperato”, perché noi non siamo più
nell'individualismo ma nel dividualismo. La famiglia è attaccata meno
dall'ideologia che dalla tecnologia: non ci si ritrova più attorno alla tavola,
ognuno mangia dal frigorifero e torna subito nel suo privato.
6.
Per lottare
contro questo 'dividualismo', si deve ricordare l'affermazione di Paolo VI
nell'Evangelii nuntiandi: la nostra epoca ha bisogno più di testimoni
che di maestri. La testimonianza è una manifestazione della vita, di una vita
unificata. Se l'individuo si lascia facilmente dividere, è perché si è separato
dalla sua storia e dalla sua genealogia. La testimonianza dunque,non deve
appena essere individuale. Deve essere
la testimonianza di una comunità vivente, accogliente, attraente, una casa che
si affaccia sulla strada, al fine di attirare i passanti alla festa pasquale,
ma che sa anche sottrarsi alla folla, al fine di offrire il raccoglimento
dell'adorazione.
7.
Infine, per dirla
in una parola che riassume tutte le altre, il nostro mondo è sempre di più
quello della 'disincarnazione'.Siamo nell’era di in vitro veritas, sia che si
tratti degli schermi che del vetro delle provette. Il padre è sostituito
dall’esperto (e questo accade anche ai vescovi che rinunciano troppo sovente
alla paternità in ragione di una sola posizione di superiorità gerarchica); la
madre è progressivamente rimpiazzata dalla matrice elettronica. Vi diranno che
ormai una coppia dello stesso sesso può avere figli allo stesso modo in cui li
hanno un uomo e una donna. Anzi, vi diranno che possono averli molto meglio che
un uomo con una donna, perché questi si consegnano alla procreazione attraverso
l’oscurità rischiosa di un abbraccio e di una gravidanza, mentre una coppia dello
stesso sesso è più responsabile, più etica, perché ricorre agli ingegneri per
fabbricare un bimbo senza difetti, con un codice genetico verificato, molto più
adatto al mondo che lo circonda. Più che mai, il Dragone si è fermato davanti
alla Donna che partorisce e si appresta a divorare il suo bambino appena
nato(Ap 12,4). Ciò che bolle nei nostri laboratori è una vera
contro-annunciazione: non si tratta più di accogliere il mistero della vita
nell’oscurità di un grembo ma di ricostituirla nella trasparenza di una
provetta. L'uomo vecchio si sforza di produrre un uomo nuovo che invertirà
tutte le formule del Credo. Questo uomo nuovo sarà nato dal secolo precedente
tutti i padri, fatto e non più generato – dallo spirito degli ingegneri, egli
sarà disincarnato da ogni madre, e sarà un prodotto cibernetico. La
missione più spirituale oggi è dunque ritrovare la carne,di spiegare, al
seguito di Giovanni Paolo II, una autentica “teologia del sesso”, ma anche, più
specialmente,una teologia della donna e della maternità. Perché è proprio la
maternità che è la più direttamente attaccata, perché il femminile, nella sua
propria capacità, che è di portare l'altro in sé e di assumere i dolori del
parto, è la immagine stessa dell'apostolato nell'Apocalisse(Ap 12,2; cfr
anche Mt 24,8; Mc 12,8; Rm 8,22).
In
fondo, è a delle cose molto semplici che siamo chiamati. Lasciatevi attirare
da ciò che è semplice, dice san Paolo(Rm 12,16). Frattanto, conviene
precisare, con san Tommaso d'Aquino,che la semplicità è il primo degli attributi
divini. Essa è dunque anche la cosa più difficile. E questa è la difficoltà dei
nostri giorni. Non si tratta più soltanto, per gli apostoli, di fare dei
miracoli, ma di ricordare le evidenze primarie: che il matrimonio è tra un uomo
e una donna; che il bambino nasce da un padre e da una madre; che le vacche non
sono per niente carnivore; che il dato naturale non è per niente una
costruzione convenzionale; o ancora che l'esser non è il nulla...Ricordare
queste evidenze è più difficile della scienza, più difficile dello stesso
miracolo. Perché l'evidenza primaria non è per niente spettacolare come il
miracolo, ed essa non può essere dimostrata come le conclusioni di una scienza.
Siamo arrivati a dover spiegare, paradossalmente, che il fuoco brucia e l'acqua
bagna...
Cristo
ci ha avvertito: A colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha(Mt
25,29). Colui che rifiuta la grazia finisce per perdere la natura. Colui che
ignora il Creatore finisce per dimenticare la creatura..Colui che disprezza
l'invisibile, non sa più vedere quello che vede, perché si mette a cercare
altrove, perché egli non crede più che quello che gli è stato dato di vedere
raso terra, gli è stato dato generosamente, per la sua elevazione. Ecco giunta
l'ora del più grande “gioco di prestigio”: dobbiamo essere mistici per
riconoscere quello che cade dinanzi agli occhi.
Chesterton
descrive questo singolare combattimento missionario: “I fuochi saranno accesi
per attestare che due e due fanno quattro. Le spade saranno sguainate per
dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere
non soltanto le incredibili virtù e l'incredibile significato della vita umana,
ma qualcosa di ancor più incredibile, questo immenso, impossibile universo che
ci sta davanti. Noi ansiamo a combattere per i prodigi visibili come se fossero
invisibili. Noi guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano
coraggio. Noi saremo quelli che hanno visto e che perciò hanno creduto”(Eretici,
Lindau,Torino 2010, p 287).
E' proprio quello che oggi ci
è chiesto. Perché il cristianesimo in fin dei conti, che cos'è? Guardare i gigli del campo(Mt 6,28),
nutrirsi del lavoro delle proprie mani, cantare un canto antico e nuovo con la
propria donna come una vigna generosa, con i propri figli e le proprie figlie
attorno alla tavola(Sal 128,2-4), essere insieme assidui all'insegnamento
dell'amore, fedeli alla comunione fraterna, alla frazione del pane e alle
preghiere(At 2,42). Sono cose molto semplici, ma che, per essere preservate,
richiedono il sangue dei martiri