sabato 3 gennaio 2015

L'AVVENTO DEL SIGNORE DINANZI AL CROLLO DELLE EVIDENZE

1. La nostra epoca segna la fine del progressismo. Le grandi utopie politiche del XX secolo sono morte. In questa circostanza eccezionale, la missione cattolica non può che puntare all'essenziale, cioè alla sua dimensione finale, quella della speranza: ossia il primato dell'evangelizzazione sulla politica e la precedenza della metafisica sulla morale. Tommaso d'Aquino: “E' attraverso la speranza che l'uomo è portato alla osservanza dei precetti”(STh, IIa-IIae, q.22,art.1c).

2. La nostra epoca, soprattutto nelle società occidentali, è quella della tecnologia, non più soprattutto dell'ideologia. E' un punto importante. E' oggi molto raro incontrare un ateo militante. E' molto frequente  invece incontrare un fan del buddismo, proprio perché il buddismo è una tecnica di meditazione e noi siamo nell'epoca della tecnica. Che significa questo per la missione?E' molto importante essere attenti ai mezzi. I mezzi non sono per niente neutri. Per esempio: si può diffondere il Vangelo attraverso Tweet, una frase di 160 caratteri, ma lo si riduce a slogans: è come ridurlo a un messaggio su qualcosa, mentre è un incontro con Qualcuno. L'amore del prossimo si può capire solo  facendosi prossimo.. La fede nell'Incarnazione non si realizza se non con l'incarnazione. Si può abbozzare un 'contatto' attraverso i media, ma poi bisogna fare sì che il contatto divenga contatto, che esso arrivi a toccare, perché tutti i sacramenti suppongono questa dimensione.

3. Questo mondo tecnologico e utilitaristico suscita una reazione che non è per niente una risposta: il culto dell'emozione. Il culto dell'emozione reagisce contro il tentativo della manipolazione. Ma esso è nello stesso tempo complice. Perché, nell'uno come nell'altro, nel “pathos-centrismo' come nella tecnocrazia, riusciamo a misurare tutto, ma nel primo, alla maniera di una emozione soggettiva, nella seconda, alla maniera di una manipolazione oggettiva. E' interessante vedere come i giovani occidentali possano passare facilmente da internet al terrorismo. L'affossamento delle utopie politiche e l'impero della tecnologia favoriscono la crescita dei fondamentalismi. Questi fondamentalismi sono una versione eroico-religiosa del culto dell'emozione. Ma sono anche utilitarismi spirituali, che concepiscono il regno di Dio al modo di una dominazione tecnica, militare o mediatica. Dinanzi a questo fenomeno, la missione deve avere  “il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione”(per riprendere una espressione di Benedetto XVI).Questa ampiezza permette di uscire dal doppio culto del capriccio e del calcolo, o dell'assalto di un razionalismo strumentale e di un fideismo cieco. Non solamente essa mostra che la fede, e specialmente la lode, non è per niente il contrario,ma la capacità estrema della ragione; essa però ricorda anche che la logica non deve separarsi dalla 'genea-logica', col rischio di lasciare il campo libero alla tecnologia. Come la ragione trinitaria unisce la logica e la genea-logica: il Logos-Verbo è anche il nome del Figlio. Cosa che ci ricorda che la ragione non è per niente essenzialmente calcolatrice, ma filiale.

4. La perdita attuale di senso è forse meno una perdita di senso dello spirito, che una perdita di senso della materia, della materia dataci con una forma propria e che si dovrebbe rispettare. Siamo passati dal paradigma della cultura al paradigma dell'ingegneria. La cultura che ha il suo modello nell'agricoltura, accompagna il germogliare e la fruttificazione di una forma donata dalla natura. L'ingegneria al contrario, impone i suoi piani a una natura ridotta a uno stock di materiali e di energie disponibili. Ormai il donum è ridotto a dei dati. Dinanzi alla perdita di senso della materia, si tratta di tornare a una teologia della creazione in atto, e dunque alla saggezza del motto benedettino: ora et labora. Affinché dei giovani ipnotizzati dal virtuale aprano di nuovo il loro animo, bisogna trascinarli a lavorare con le loro mani, a scoprire che gli alimenti non appaiono magicamente nei supermercati. Il Verbo si è fatto carne, ed è diventato carpentiere. E se, per parlare della vita spirituale si è ricorso molto spesso alle immagini del campo, della vigna, della senape, non è per caso. Si ritrova il cielo nello stesso momento in cui si ritrova la terra, perché la terra è l'opera del cielo, e il suo sentiero. Così la questione ecologica è diventata decisiva per l'evangelizzazione. Oltre all'urgenza, l'ecologia suppone la contemplazione di un ordine naturale donato, e dunque, ultimamente, il rimando al Creatore di quest'ordine.

5.                Non basta più condannare un “individualismo esasperato”, perché noi non siamo più nell'individualismo ma nel dividualismo. La famiglia è attaccata meno dall'ideologia che dalla tecnologia: non ci si ritrova più attorno alla tavola, ognuno mangia dal frigorifero e torna subito nel suo privato.

6.                Per lottare contro questo 'dividualismo', si deve ricordare l'affermazione di Paolo VI nell'Evangelii nuntiandi: la nostra epoca ha bisogno più di testimoni che di maestri. La testimonianza è una manifestazione della vita, di una vita unificata. Se l'individuo si lascia facilmente dividere, è perché si è separato dalla sua storia e dalla sua genealogia. La testimonianza dunque,non deve appena essere individuale.  Deve essere la testimonianza di una comunità vivente, accogliente, attraente, una casa che si affaccia sulla strada, al fine di attirare i passanti alla festa pasquale, ma che sa anche sottrarsi alla folla, al fine di offrire il raccoglimento dell'adorazione.

7.                 Infine, per dirla in una parola che riassume tutte le altre, il nostro mondo è sempre di più quello della 'disincarnazione'.Siamo nell’era di in vitro veritas, sia che si tratti degli schermi che del vetro delle provette. Il padre è sostituito dall’esperto (e questo accade anche ai vescovi che rinunciano troppo sovente alla paternità in ragione di una sola posizione di superiorità gerarchica); la madre è progressivamente rimpiazzata dalla matrice elettronica. Vi diranno che ormai una coppia dello stesso sesso può avere figli allo stesso modo in cui li hanno un uomo e una donna. Anzi, vi diranno che possono averli molto meglio che un uomo con una donna, perché questi si consegnano alla procreazione attraverso l’oscurità rischiosa di un abbraccio e di una gravidanza, mentre una coppia dello stesso sesso è più responsabile, più etica, perché ricorre agli ingegneri per fabbricare un bimbo senza difetti, con un codice genetico verificato, molto più adatto al mondo che lo circonda. Più che mai, il Dragone si è fermato davanti alla Donna che partorisce e si appresta a divorare il suo bambino appena nato(Ap 12,4). Ciò che bolle nei nostri laboratori è una vera contro-annunciazione: non si tratta più di accogliere il mistero della vita nell’oscurità di un grembo ma di ricostituirla nella trasparenza di una provetta. L'uomo vecchio si sforza di produrre un uomo nuovo che invertirà tutte le formule del Credo. Questo uomo nuovo sarà nato dal secolo precedente tutti i padri, fatto e non più generato – dallo spirito degli ingegneri, egli sarà disincarnato da ogni madre, e sarà un prodotto cibernetico. La missione più spirituale oggi è dunque ritrovare la carne,di spiegare, al seguito di Giovanni Paolo II, una autentica “teologia del sesso”, ma anche, più specialmente,una teologia della donna e della maternità. Perché è proprio la maternità che è la più direttamente attaccata, perché il femminile, nella sua propria capacità, che è di portare l'altro in sé e di assumere i dolori del parto, è la immagine stessa dell'apostolato nell'Apocalisse(Ap 12,2; cfr anche Mt 24,8; Mc 12,8; Rm 8,22).

In fondo, è a delle cose molto semplici che siamo chiamati. Lasciatevi attirare da ciò che è semplice, dice san Paolo(Rm 12,16). Frattanto, conviene precisare, con san Tommaso d'Aquino,che la semplicità è il primo degli attributi divini. Essa è dunque anche la cosa più difficile. E questa è la difficoltà dei nostri giorni. Non si tratta più soltanto, per gli apostoli, di fare dei miracoli, ma di ricordare le evidenze primarie: che il matrimonio è tra un uomo e una donna; che il bambino nasce da un padre e da una madre; che le vacche non sono per niente carnivore; che il dato naturale non è per niente una costruzione convenzionale; o ancora che l'esser non è il nulla...Ricordare queste evidenze è più difficile della scienza, più difficile dello stesso miracolo. Perché l'evidenza primaria non è per niente spettacolare come il miracolo, ed essa non può essere dimostrata come le conclusioni di una scienza. Siamo arrivati a dover spiegare, paradossalmente, che il fuoco brucia e l'acqua bagna...
Cristo ci ha avvertito: A colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha(Mt 25,29). Colui che rifiuta la grazia finisce per perdere la natura. Colui che ignora il Creatore finisce per dimenticare la creatura..Colui che disprezza l'invisibile, non sa più vedere quello che vede, perché si mette a cercare altrove, perché egli non crede più che quello che gli è stato dato di vedere raso terra, gli è stato dato generosamente, per la sua elevazione. Ecco giunta l'ora del più grande “gioco di prestigio”: dobbiamo essere mistici per riconoscere quello che cade dinanzi agli occhi.
Chesterton descrive questo singolare combattimento missionario: “I fuochi saranno accesi per attestare che due e due fanno quattro. Le spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non soltanto le incredibili virtù e l'incredibile significato della vita umana, ma qualcosa di ancor più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci sta davanti. Noi ansiamo a combattere per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Noi guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo quelli che hanno visto e che perciò hanno creduto”(Eretici, Lindau,Torino 2010, p 287).
E' proprio quello che oggi ci è chiesto. Perché il cristianesimo in fin dei conti, che cos'è?  Guardare i gigli del campo(Mt 6,28), nutrirsi del lavoro delle proprie mani, cantare un canto antico e nuovo con la propria donna come una vigna generosa, con i propri figli e le proprie figlie attorno alla tavola(Sal 128,2-4), essere insieme assidui all'insegnamento dell'amore, fedeli alla comunione fraterna, alla frazione del pane e alle preghiere(At 2,42). Sono cose molto semplici, ma che, per essere preservate, richiedono il sangue dei martiri