IL PECCATO, LA COSCIENZA,LA
CONFESSIONE
dal Catechismo della
Chiesa cattolica
Cos’è il peccato. Alcuni scienziati si domandano perché l’uomo di
oggi usi tanti detergenti, saponi, shampoo e prodotti vari per l’igiene. Si
sporca nel corpo e negli indumenti più degli antichi? No, dicono gli stessi
scienziati, anzi. Poiché però avverte qualcosa di sporco all’interno e non
conoscendo le cause, compra ed usa una moltitudine di detergenti e profumi per
pulirsi. Ma il ‘cuore’ non si può pulire in tal modo, perché lo sporco interiore è
profondo, intenso e diversificato. Dice S.Paolo: “Le opere della carne sono ben
note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie,
inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie,
ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già
ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19-21).
I peccati possono essere
distinti secondo il loro oggetto, come si fa per ogni atto umano, oppure
secondo le virtù alle quali si oppongono, per eccesso o per difetto, oppure
secondo i comandamenti cui si oppongono. Si possono anche suddividere a seconda
che riguardino Dio, il prossimo o se stessi; si possono distinguere in peccati
spirituali e carnali, o ancora in peccati di pensiero, di parola, di azione o
di omissione. La radice del peccato è nel cuore
dell’uomo, nella sua libera volontà, secondo quel che insegna il Signore: “Dal
cuore…provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le
prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le
cose che rendono immondo l’uomo”(Mt 15,19-20). Il cuore è anche la sede della
carità, principio delle opere buone che il peccato ferisce (CCC 1852-1853).
Quindi, il peccato, dice S.Agostino, è “una parola, un atto o un
desiderio contrari alla Legge eterna”. E’ un’offesa a Dio. Si erge contro Dio
in una disobbedienza contraria all’obbedienza di Cristo.
Il peccato è un atto contrario alla ragione. Ferisce la natura dell’uomo
ed attenta alla solidarietà umana.
Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa
gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere
un peccato mortale. Esso distrugge
in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci
si pente conduce alla morte eterna.
Il peccato veniale
rappresenta un disordine morale riparabile per mezzo della carità che tale
peccato lascia sussistere in noi.
La ripetizione dei peccati, anche veniali, genera i vizi, tra i quali si distinguono i peccati capitali, chiamati così perché generano altri peccati o
vizi: la superbia, l’avarizia, l’invidia, l’ira, la lussuria, la golosità, la
pigrizia o accidia. Vi sono anche peccati che gridano verso il cielo:
l’omicidio volontario, il peccato impuro contro natura o comportamento
omosessuale, l’oppressione dei poveri, la frode nel salario ai lavoratori.
Il peccato è un atto personale. Inoltre abbiamo una responsabilità nei
peccati commessi dagli altri, quando vi
cooperiamo: prendendovi parte direttamente e volontariamente; comandandoli,
consigliandoli, lodandoli o approvandoli; non denunciandoli o non impedendoli,
quando si è tenuti a farlo; proteggendo coloro che commettono il male.
Così il peccato rende gli uomini complici gli uni degli altri e fa
regnare fra loro la concupiscenza-cioè lo stimolo al peccato-, la violenza e
l’ingiustizia. I peccati sono all’origine di situazioni sociali e di
istituzioni contrarie alla bontà divina. Le “strutture di peccato” sono espressione
ed effetto dei peccati personali. Inducono le loro vittime a commettere, a loro
volta, il male. In un senso analogico esse costituiscono un “peccato sociale”
(CCC 1865-1869)
Che cos’è la coscienza. Nella Bibbia e nei Padri ‘il cuore’ sta ad
indicare l’affettività, la volontà e la
ragione o capacità di conoscenza che ha l’uomo. S.Massimo dice che lo scopo è
di conoscere, desiderare e volere Dio. Quando si rompe l’unità del cuore,
accade il peccato. Il ‘cuore’ quindi corrisponde alla coscienza morale. “La coscienza è il nucleo più segreto e il
sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona
nell’intimità propria” (GS 16).
La coscienza morale è un giudizio della ragione, con il quale la persona
umana riconosce la qualità morale di un atto concreto.
Per l’uomo che ha commesso il male, la sentenza della propria coscienza
rimane un pegno di conversione e di speranza.
Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Formula i suoi giudizi
seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del
Creatore. Ciascuno deve valersi dei mezzi atti a formare la propria coscienza.
La coscienza morale può rimanere nell’ignoranza o dare giudizi erronei.
Tali ignoranze e tali errori non sempre sono esenti da colpevolezza. Ciò
avviene “quando l’uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la
coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato”(GS 16).
La Parola di Dio è una luce sui nostri passi. La dobbiamo assimilare
nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. In tal modo si forma la
coscienza morale(CCC 1795-1798; 1801-1802).
Come purificarsi dal peccato
Solo Dio Padre può farlo e
radicalmente con la sua sorgente di grazia che è lo Spirito Santo, che ci
perdona aiutandoci a fare memoria di Gesù il Figlio di Dio e ci ridona l’amore
e la pace perduti col peccato. Per ottenere questo è necessario il sacramento
della Confessione, preparata con l’esame di coscienza, e costituita da
tre atti del penitente: il pentimento, ispirato dall’amore di carità verso Dio,
così è perfetto; la manifestazione dei peccati al sacerdote, il proposito di
non commetterne ancora e di soddisfare con le opere penitenziali (per es.
carità, preghiera, digiuno). Si conclude con l’assoluzione da parte del sacerdote,
cioè la liberazione dai vincoli negativi del peccato.
Gli effetti spirituali del sacramento sono: la riconciliazione con Dio
che fa ricuperare la grazia perduta
col peccato, la riconciliazione con la Chiesa, la remissione della pena eterna
meritata a causa dei peccati mortali; la remissione, almeno in parte, delle
pene temporali, conseguenze del peccato; la pace e la serenità della coscienza,
e la consolazione spirituale; l’accrescimento delle forze spirituali per il
combattimento cristiano. Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per
se stessi, e anche per le anime del purgatorio, la remissione delle pene
temporali, conseguenze dei peccati (CCC 1490-1498).
Perché confessarsi
- perché Dio si è fatto uomo nel Figlio Gesù
e vuole che il peccato degli uomini sia perdonato attraverso gli uomini, per dare agli uomini la possibilità di
perdonarsi gli uni gli altri; proprio l’umano diventa il mezzo visibile della grazia
invisibile, il sacramento della Confessione- Penitenza-Riconciliazione. Perciò
per un cristiano non ha senso dire: mi
confesso direttamente a Dio. Invece il Signore ‘ascolta le confessioni’
attraverso i ministri della Chiesa, alla quale ha dato il potere di perdonare
in suo nome (cf Mt 16, 19; Gv 20,23).
- perché noi siamo peccatori! Ossia pensiamo
e operiamo in modo contrario al Vangelo. Chi dice di essere senza peccato è
bugiardo oppure cieco.
E’ chiaro, pertanto, che per fare la Comunione è necessario: essere in
grazia di Dio, sapere e pensare Chi si va a ricevere, osservare il digiuno
prescritto.