martedì 17 giugno 2025

 E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE

Adamo ed Eva, Abramo, Israele nel deserto (Es 17,7) Giobbe furono tentati, ovvero messi alla prova.

“Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone” (Es 14,17).

“Ecco dunque il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti… perché il Signore ha decretato la tua rovina (1 Re 22,23).

Il Signore Gesù: “fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4,1); al Getsemani disse: “Pregate per non cadere in tentazione” (Mt 26,41).

S.Paolo: “E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno consentito all’iniquità” (2 Ts 2,11-12: cfr CCC 675-676-677)

Tertulliano: “Non permettere che siamo indotti nel peccato dal diavolo” (De Oratione 8,1-5).

S.Cipriano: “Non permettere che siamo indotti in tentazione. Il diavolo non può niente contro di noi, se non glielo permette Dio. Ma questo male non è da attribuirsi a Dio ma ai nostri peccati. Come la deportazione d’Israele in Babilonia (Is 42,24-25) o la punizione di Salomone (1 Re 11,23)” (De dominica oratione 25-26).

Origene: “Fa’ che non entriamo nella tentazione” (Oratio 29,13).

S.Ambrogio: “Non permettere che cadiamo nella tentazione” (De Sacramentis”, V, c.4, 29- 30).

S.Agostino: “Non aver paura non ti abbandonerà nelle tentazioni colui nel quale hai creduto. ‘Dio è fedele e non permette che tu sia tentato oltre le tue forze’ ” (1 Cor 10,13) (46,12; CCL 41,539).

S.Antonio Abate: “Togli le tentazioni e nessuno si salverebbe”.

Il rapporto tra bontà divina, tentazione diabolica e permissione al male, da sempre rende la frase: ET NE NOS INDUCAS IN TENTATIONEM (καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν) (Mt 6,13) difficile da spiegare, perché sembra suggerire che Dio sia quasi il responsabile delle nostre tentazioni.

In italiano: il verbo indurre significa: spingere, ma anche condurre in un luogo. In greco: eisènenkes, dal verbo eis-ferein (nel Testo del Nuovo Testamento). In latino: inducas, da inducere (nel testo della Bibbia Vulgata). Ma la parola tentazione (greco: peirasmòs) vuol dire anche prova: in genere e in specie peirazein (tentare).

Per es. Deus tentavit Abraham (Dio mise alla prova Abraham) (Gn 22,1).

Hoc autem Iesus dicebat tentans eum (Gesù diceva questo (a Filippo) per metterlo alla prova). (Gv 6,6).

PER RISOLVERE IL PROBLEMA SAREBBE STATO MEGLIO MODIFICARE IL SOSTANTIVO TENTATIO

S.Tommaso d'Aquino: “tentare nihil aliud est quam experiri seu probare: unde tentare hominem est probare virtutem eius” (Premesso che Dio 'tenta' l'uomo per saggiarne le virtù, e che essere indotti in tentazione vuol dire consentire ad essa) "in questa(domanda)Cristo ci insegna a chiedere di poterli evitare (i peccati), ossia di non essere indotti nella tentazione per la quale scivoliamo nel peccato, e ci fa dire: "Non ci indurre in tentazione" [...].

L'Aquinate poi, chiarito che la carne, il diavolo e il mondo tentano l'uomo al male, annota che la tentazione si vince con l'aiuto di Dio, in quale modo? "Cristo ci insegna a chiedere non di non essere tentati, ma di non essere indotti nella tentazione"[...]. Infine, si chiede: "Ma forse Dio induce al male dal momento che ci fa dire: "non ci indurre in tentazione"? Rispondo che si dice che Dio induce al male nel senso che lo permette, in quanto, cioè, a causa dei suoi molti peccati precedenti, sottrae all'uomo la sua grazia, tolta la quale, egli scivola nel peccato. Per questo noi diciamo col salmista: "Non abbandonarmi quando declinano le mie forze"(Sal 71[70],9). E Dio sostiene l'uomo, perché non cada in tentazione, mediante il fervore della carità che, per quanto sia poca, è sufficiente a preservarci da qualsiasi peccato." (Commento al Pater noster 6).  

DUNQUE, IL TESTO DEL PATER NOSTER SI DOVEVA LASCIARE COM’ERA, QUALE SEGNO DELLA TRASCENDENZA DI DIO, SENZA CONFONDERE I TRE LIVELLI, CIOE’ LA TRADUZIONE, L’INTERPRETAZIONE, LA CATECHESI; OPPURE TRADURRE: NON CI INDURRE NELLA PROVA

La nuova traduzione italiana: E NON CI ABBANDONARE ALLA TENTAZIONE, invece, si è appiattita al livello ultimo: la catechesi, perché: il verbo abbandonare, non corrisponde a condurre, portare dentro. In tal modo, Dio appare non più come colui che induce alla tentazione, ma che può abbandonarci ad essa.

“Che cosa significa: “Non ci indurre in tentazione”? Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia della tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da una parte, fra la prova che fa crescere nel bene e la tentazione che conduce al peccato e alla morte, e, dall’altra, fra essere tentati e consentire alla tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù che ha vinto la tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la grazia della vigilanza e della perseveranza finale (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 596; cfr CCC 2850-2854-2863